Mi chiamo Romina e provengo dall’Argentina. Da qualche anno trascorro l’estate in Italia, come volontaria al Santuario.
Iniziare il viaggio, lasciando per tre mesi mio marito dopo un anno di matrimonio, non è semplice ma l’ho affrontato con una serenità e una pace incredibile per fare parte di questa famiglia di amici tutti guidati dalla nostra nonna del Cielo, Sant’Anna!
Le giornate sono scandite da un duro lavoro per rendere sempre accogliente e pulito ogni spazio del Santuario: un cammino di sacrificio che si trasforma in gioia profonda e gratitudine. Il regalo più bello è essere qui, a Sant’Anna. Ho la libertà di tirare fuori tanti doni che il Signore mi ha fatto e spesso rivivo il mio lato di bambina, condividendo risate con volontari e ospiti.
Tutto questo è un dono e io mi sento davvero realizzata, pronta per riabbracciare mio marito e raccontare la lunga estate fatta di tanto lavoro e tanti incontri. Grazie a don Erik per i bei momenti spirituali che dedica a noi volontari e alle risate che ci ha fatto fare, alle mie amiche della lavanderia e a tutta la grande famiglia di Sant’Anna!
Romina
Ho preso la decisione di salire a Sant’Anna di Vinadio per l’estate mentre tornavo al mio appartamento a Torino dopo una giornata all’Università. Era un giorno di primavera e iniziavo da qualche settimana a sentire l’esigenza di riconciliarmi con me stesso dopo un anno lungo e faticoso. Ho contattato don Erik chiedendogli di fare il volontario al Rifugio San Gioachino e lui mi ha proposto la mansione di aiuto cuoco per la prima metà di agosto. Ho accettato e mi sono tuffato in questa avventura.
Tagliare decine di chili di verdura e salsiccia ha preso stabilmente il posto delle lezioni accademiche e la frenesia della cucina mi ha assorbito completamente. Ho avuto la possibilità di conoscere il lavoro in cucina grazie agli chef Paolo e Maurizio e di essere assistito dalla paziente Lorella, che mi aiutava ogni volta che combinavo un pasticcio (posso assicurarvi che ne ho combinati parecchi). La giornata di lavoro iniziava al mattino presto, si chiudeva la sera tardi e quando mi svegliavo lasciavo il telefono in stanza prima di iniziare, così da potermi dedicare in pienezza a ciò che facevo e alle persone che incontravo. Le giornate intense e il confronto con un lavoro completamente diverso da quello che svolgo durante il resto dell’anno mi hanno permesso di liberare la testa dai dilemmi di uno studente inquieto.
Il lavoro da aiuto cuoco è però soltanto la parte più concreta dell’esperienza che ho fatto e di certo non la esaurisce. La riconciliazione con se stessi cui accennavo sopra non sarebbe stata possibile per me in un qualsiasi luogo di montagna: Sant’Anna di Vinadio in questo senso è speciale. Prima di andare al lavoro in cucina, recitavo le lodi al Santuario dalle 7.10 alle 7.30 e nella pausa tra il pranzo e la cena andavo a messa. La preghiera quotidiana scandiva ogni giorno i miei tempi e rinnovava l’energia per vivere a pieno il presente. Un mio caro amico sostiene che pregare a Sant’Anna sia più semplice perché si è più vicini al cielo e che questa intensità nella preghiera accenda il desiderio di una preghiera vera anche quando si torna a casa. Dopo la mia permanenza, posso confermare che è vero. Questo tempo permette di capire che salire al Santuario non significa staccare dai pensieri che ci assillano nella nostra realtà quotidiana e dimenticarli per un po’ dedicandosi ad altro. Significa piuttosto trovare finalmente il tempo per affidarli con maggiore cura, attraverso la preghiera.
Un ruolo fondamentale, infine, è sicuramente quello del gruppo di ragazzi che hanno condiviso con me il volontariato a Sant’Anna. Il valore del volontario sta proprio nella sua attitudine a svolgere il lavoro con gratuità, desideroso di mettersi al servizio dell’altro. In questo clima, mi sono sentito accolto da tutti coloro che hanno lavorato con me e ho cercato a mia volta di accogliere. Il risultato è stato che la fatica si è sentita poco e il valore del nostro lavoro si è sentito molto.
Luca